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L'edizione italiana dello spettacolo “Primavera” parte “Sirvart” del poema “Tre canti per dire il dolore della terra e il dolore del cielo” di Costan Zarian, in collaborazione con il Teatro di Figura Terepia di Padova e il Gruppo Teatrale Epsidon di Jerevan, musica di Claudio Fanton, regia di Teresa Tentori e Piruzà Nazarian, presentazione dell’evento culturale di Antonia Arslan, coordinatore del progetto italo-armeno Arà Zarian, si terràil 1° aprile, sabato, 2017, presso la Sala Conferenze del Meseo Agricolo e del Vino Ricci Curbastro, via Adro, 37, Capriolo in Franciacorta (BS), tel. 030 736094.
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti. Segue rinfresco.




















                                         

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SPETTACOLO TEATRALE "PRIMAVERA", PARTE "SIRVART" DEL POEMA DRAMMATICO "TRE CANTI PER DIRE IL DOLORE DELLA TERRA E IL DOLORE DEI CIELI" DEL POETA COSTAN ZARIAN PUBBLICATO IN "L'EROICA", LA SPEZIA, 1916

L'idea brillante di trasformare in movimenti e in colore il poema drammatico "Primavera" tratto da "Tre canti per dire il dolore della terra e il dolere del cielo" di Costan Zarian, appartiene a Teresa Tentori, direttore artistico del "Teatro di figura Terepia" di Padova. Il progetto ha trovato un interesse così approfondito e passionale, che il figlio di Teresa, matematico, compositore e fleitista e dudukista Claudio Fanton, ha composto una musica straordinaria che il Maestro di fama internazionale, compositore e direttore d'orchestra Tigran Mansurian, alla fine dello spettacolo annoterà: Devo dire che merita un grande riconoscimento, indubbiamente, l’autore, il compositore Claudio Fanton che ha trovato una soluzione precisa per uno spettacolo di questo genere. Ho la percezzione che sono stati scelti strumenti musicali adatti prima di tutto poiché si è percepita la sensazione dei tempi antichi, di strumenti medioevali a fiato, strumenti semplici che trasmettono la sensazione daphnis coreale, semplici e puliti, per essere ben accostati per ravvivare ed essere accostati alla poesia di Costan Zarian. La musica è così immediata, comunicante. Costan Zarian poteva anche segnalare una musica tra virgolette intellettuale però, ciò non è avvenuto perché abbiamo una musica di alto livello culturale. Faccio, di cuore, le mie migliori congratulazioni a Claudio Fanton per questa fatica, congratulazioni a tutti gli organizzatori che si sono impegnati per la buona riuscita della serata odierna. Prima dell'inizio dello spettacolo, il critico d'arte e esperto della letteratura di Costan Zarian Jervand Ter Khatchatrian ha presentato il percorso letterario del poeta citando che: “Tre canti per dire i dolori della terra e i dolori dei cieli” per la prima volta vengono pubblicati in italiano nel 1916, in veste elegante ed illustrata, nella rivista “L’Eroica” composta dai numeri 8-10, nella città di La Spezia. Questa pubblicazione porta all’autore fama e conoscenza. Il poema riscontra una grande eco: sono pubblicati decine di articoli elogiali e di recensioni. Pareri di grande ammirazione sono scritti dalla poetessa Ada Negri, dal poeta e pittore belga Charles Doudelet, da parte del grande poeta spagnolo Migel de Unamuno ed altri. Dopo di chè, il poema viene pubblicato in un libro a parte nella collana “Gli scrittori italiani e del resto del mondo”. Sulla prima parte del poema, la “Primavera”, il noto compositore italiano Ottorino Respighi (1879-1936) compone una musica: “Poema lirico per voce, coro e organo”.
Il poema è pubblicato in armeno per la prima volta nel 1931.
La sceneggiatura è stata eseguita il 21 agosto, 2015, alle ore 19 presso la sala del "Teatro dei Pupazzi" a Jerevan. Il progetto culturale italo-armeno è stato portato a termine grazie alla collaborazione del "Gruppo teatrale Epsidon" di Jerevan. Un grande riconoscimento va a Piruzà Nazarian, figurante, collaboratrice e regista assiema a Teresa Tentori che ha disegnato e creato tutti i costumi di grande eleganza colorata. Il culmine dell'evento culturale è stata la straordinaria partecipazione del dudukista di fama internazionale Gevorg Dabaghian che con i suoi interventi da solista, circondato da figuranti, ha creato l'atmosfera magica e unica.
Questo il gruppo di lavoro italo-armeno:
Regia: Teresa Tentori, Piruza’ Nazarian
Contributo Artistico: Terepia-Teatro di Figura, Direttore Artistico Teresa Tentori, Padova
Gruppo Teatrale Epsidon, Direttore Artistico: Armen Sargsian, Jerevan
Musica Originale: Claudio Fanton, Padova
Oboe: Claudio Fanton, Padova
Flauto traverso: Narek Avakian, Jerevan
Corno francese: Artur Hovhannisian
Fagotto: Shmavon Grigorian
Clarinetto: Hayk Tovmasian
Coordinatore: Ara’ Zarian
Con la straordinaria partecipazione del Maestro GEVORG DABAGHIAN (duduk)
Ospite d’onore Maestro TIGRAN MANSURIAN
Introduzione di: Jervand Ter Khatchatrian
Voci del "Teatro di fugura Terepia"
Paolo Giacon
Isabella Vettorel
Sergio Pravato
Anna Simionato
Figuranti del "Teatro di figura Terepia", Padova
Piruzà Nazarian
Alberto giacon
Beatrice Pellachin
Carla Piovan
Anna Ferrarese
Alesandro Bertelè
Figuranti del "Gruppo Teatrale Epsidon", Jerevan
Armen Sargssian
Davit Jeghiazarian
Naira Kolozian
Rosì Abrahamian
Anahit Santurian
Tatev Vardanian
Paruyr Harutunian
Anahit Cipatian Mutafian
Diana Petrossian
Manya Gevorgian
Direttore artistico del "Teatro dei Pupazzi" Ruben Babaian
Responsabile della sceneggiatura Levon Margarian
Responsabile luci Eliza Hakobian
Designer Martin Zarian
Tecnico del palcoscenico Kayk Hakobian
Responsabile videoproezione Tigran Siravian
Responsabile audio Suren Sargssian
   

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INAUGURAZIONE MOSTRA DI DISEGNI E PROGETTI DELL'ARCHITETTO ARMEN ZARIAN 

In occasione del 100° anniversario della nascita dell’Arch. italo armeno Armen Zarian, il Museo Istituto di Architettura Armena di Jerevan, ha organizzato una mostra dei progetti architettonici, selezionando elaborati grafici, schizzi e progetti esecutivi dall’”Archivio Armen Zarian” presso il Museo di Architettura, donata tempo fa dal figlio Arch. Arà Zarian. L’inaugurazione della mostra con l’esposizione di disegni originali, eseguiti su carta, lucido, usando varie tecniche grafiche quali: china, acquarello, pastello, tempera, matita, e dedicata al periodo romano, 1948-1962, è avvenuta il 16 settembre, 2014. Il Direttore del Museo Istituto di Architettura Arch. Prof. Ashot Haykazun Grigorian, ha presentato il percorso artistico e i numerosi progetti realizzati in Italia, a Vienna, in Marocco, in Italia e a Jerevan sottolineando, che Zarian, oltre ad essere un architetto, progettista affermato, ha portato il suo notevole contributo alla ricerca e alla diffusione dell’architettura medioevale armena pubblicando numerosi libri sulla storia dell’architettura degli armeni. A presentare l’opera progettuale esposta è stato il figlio, l’Arch. Arà Zarian, promotore e coordinatore dell’evento. Numerosi sono stati i colleghi, gli amici e molti giovani architetti presenti per l’occasione. Assieme ai disegni esposti, interessante e curioso risulta, anche sotto l’aspetto storico, il manifesto dedicato al 50° compleanno dell’Arch. Armen Zarian, dove accanto a un ritratto di fumetto di Zarian, si leggono le firme di almeno 50 persone di spicco, amici intellettuali di Zarian, molti di loro oggi scomparsi. Sul manifesto la dedica riporta il seguente testo in armeno: Felicità, sole, gioia, bellezza, amore, sobrietà, forza e coraggio. Al termine dell’inaugurazione è stato offerto un rinfresco.

Arch. Paolo Arà Zarian

Jerevan, 16 settembre, 2014

INAUGURAZIONE TARGA COMMEMORATIVA DEDICATA ALLO SCRITTORE COSTAN ZARIAN E SUO FIGLIO ARCHITETTO ARMEN ZARIAN, JEREVAN, 27 AGOSTO, 2009

Lo scorso 27 agosto a Jerevan, capitale dell’Armenia, presso il palazzo residenziale in via Abovian, al numero civico 17, è avvenuta l’inaugurazione della targa commemorativa dedicata a due illustri personaggi della cultura armena, il poeta, scrittore, narratore e romanziere Castan Zarian e suo figlio, architetto, urbanista e studioso Armen Zarian. Nell’anno 1962 Costan, e di seguito, un anno dopo, suo figlio Armen, con la sua famiglia, si trasferì a Jerevan dopo una lunga e proficua attività culturale e intellettuale eseguita all’estero. Padre e figlio presero questa decisione difficile e coraggiosa in un periodo geopolitico caratterizzato dalla Guerra Fredda, con l’unico obiettivo: portare il loro contributo alla propria nazione, unica patria rimasta sparpagliata dopo la tragica vicenda del Genocidio degli Armeni per opera della Turchia Ottomana negli anni 15 del ventesimo secolo. La famiglia Zarian visse nella palazzina in via Abovian fino all’anno 2001 quando morì la moglie di Armen, Maria chiamata da lui teneramente Gigha. Dopo un enorme sforzo durato lunghi anni, i figli di Armen, sono riusciti a portare a termine il progetto così voluto e meritato per dare un riconoscimento importante e mancato dal governo locale, a questi due personaggi che con le loro scelte, hanno prestato un notevole contributo allo sviluppo della cultura, della letteratura, dell’architettura e dell’urbanistica dell’amata Armenia. Come tante persone illustri e di grande talento hanno nella capitale i loro punti di memoria, i cittadini di Jerevan e gli ospiti, da oggi in poi, potranno fermarsi per un attimo, di fronte alla bella targa commemorativa dedicata a Costa e Armen Zarian al numero civico 17 in via Abovian e ricordare la loro straordinaria presenza nelle vie, nei caffè, nelle mostre e nei teatri di quest’antica città, Jerevan.

L’EVENTO

Alle ore 12.00 del 27 agosto, 2009, una folla curiosa e nostalgica si era radunata presso la palazzina residenziale in via Abovian, 17, la storica via Astafian della capitale inizio anni 1930. Il contorno della palazzina di cinque piani stile sovietico, anche se invariato dopo tutti questi anni d’irriconoscibili trasformazioni nel centro di Jerevan, accoglieva una vasta presenza d’intellettuali, autorità, colleghi, amici, coinquilini sopravvissuti, curiosi, passanti, rappresentanti della stampa, delle TV locali e canali radio. Tra i presenti è doverose citare noti personaggi dell’intelligenza armena come: il compositore Tigran Mansurian,  l’intelletuale Grigor Adchemian, il critico d’arte Shahen Kahatchaturian, gli architetti, Jim Torossian, Hrachia Poghossia,  Levon Vardanian,  Arsen Arustamian, Arzvin Grigorian, Vahagen Grigorian, Murad Hasratian, Gagik Hovhannissian, Davit Kertmengian, Atrtiom Grigorian, Gagik Gjurgian, Narek Sargssian, Henrik Ghukassian, Samvel Aivazian, Alexander Ananian, Mikael Nalbandian, Armen Grigorian, Ashot Gevorgian, Murad Grigorian,  l’ex Ambasciatore dell’Armenia in Italia Gagik Baghdassarian con la moglie, la letterata e traduttrice in russo dei romanzi di Cosatan Zarian Irina Karumian, la critica d’Arte Ruzan Zakarian, esperti della letteratura di Costan Zarian, Prof. Jura Khatchatrian e Vardan Matiossian, lo storico Dott. Vighen Ghazarian, il critico d’arte Arzvi Bakhchinian, il Prof. Juri Safarian, il poeta e Direttore del Matenadaran Hrant Tamrazian.  La cerimonia ufficiale dell’inaugurazione della targa commemorativa dedicata a Costa e Armen Zarian è stata affidata al Direttore del Museo Istituto di Architettura, Dott. Arch. Prof. Ashot Haykazun Grigorian, il quale ha salutato i presenti e ceduto la parola al Viceministro della Cultura della RA, Dott.ssa Arevik Samuelian. Di seguito, sono intervenuti il Presidente dell’Unione degli Scrittori dell’Armenia, lo scrittore Levon Ananian, il Presidente dell’Ordine degli Architetti dell’Armenia, l’Arch. Razmik Minassian. I relatori hanno citato i notevoli meriti e il grande contributo degli Zarian allo sviluppo della cultura armena e alla diffusione dei valori culturali degli armeni nel mondo. Al termine della manifestazione, a preso parola il nipote di Costan Zarian e figlio di Armen, l’Arch. Arà Zarian che ha ringraziato in nome dei figli e dei nipoti, tutti i presenti, gli organizzatori e i benefattori per la loro testimonianza e il riconoscimento.

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INAUGURAZIONE MOSTRA E PRESENTAZIONE LIBRO “ARMEN ZARIAN-ARCHITETTO, STUDIOSO, INTELLETTUALE” IN OCCASIONE DEL 95^ ANNIVERSARIO DELLA NASCITA

Il giorno successivo all’inaugurazione della targa commemorativa, il 28 agosto, alle 12.00 ore locali, presso la sala espositiva del Museo Istituto di Architettura di Jerevan, si è inaugurata la mostra dedicata all’Architetto Armen Zarian e si è presentato il libro-catalogo bilingue, armeno e italiano. All’evento erano presenti alte cariche del Governo Armeno, il Ministro della Cultura della RA Dott.ssa Hasmig Pogossian, il Viceministro dell’Urbanistica della RA Dott.ssa Rusan Alaverdian, il Capo Architetto della RA Arch. Narek Sargssian, il Presidente dell’Ordine degli Architetti della RA Razmik Minassian, il Direttore del Museo Istituto di Architettura Dott. Arch. Prof. Ashot Haykazun Grigorian, l’Ambasciatore d’Italia in Armenia S.E. Dott. Bruno Scapini e numerosi simpatizzanti, colleghi e amici. L’inaugurazione è stata moderata dal Direttore del Museo Dott. Ashot Haykazun Grigorian il quale ha parlato dell’importante contributo di Armen Zarian in veste di architetto progettista, studioso di storia dell’architettura europea e armena e coordinatore degli scambi culturali italo-armeni, promotore per la fondazione del museo stesso. L’opera di Armen Zarian è stata apprezzata dal Ministro Hasmig Poghossian e dall’Ambasciatore d’Italia Bruno Scapini. Alla conclusione dell’inaugurazione ufficiale, il figlio, l’Arch. Arà Zarian, ha presentato la figura del padre riportando alcuni dati biografici e citando alcune opere principali eseguite in veste d’architetto in vari paesi durante la sua lunga carriera professionale. Al termine, il relatore, ha consegnato copie del libro agli autori presenti ringraziando tutto gli organizzatori e gli sponsor dell’evento. La serata si è terminata con un rinfresco.

LA MOSTRA

La mostra è stata allestita su 20 pannelli in PVC morbido, 90x180cm, che riportano le fasi principali della vita e dell’opera di Armen Zarian: la famiglia, l’infanzia, l’adolescenza, gli studi universitari, il periodo Austriaco, il periodo Romano, il periodo Armeno, progetti architettonici realizzati in Austria, in Marocco, in Italia e in Armenia, ricerche, studi e libri pubblicati. L’esposizione è stata arricchita da 20 tavole di vari progetti originali eseguiti in china, acquarello e tempera. Nelle apposite bacheche sono state presentate numerose raccolte di riviste, quotidiani e libri scritti da Armen Zarian. Durante la mostra, su di un maxi schermo, sono state proiettate immagini e foto di progetti realizzati.

IL LIBRO

Formato 22,5x21cm, 372 pagine tra le quali 162 pagine illustrate, in armeno e in italiano, 22 autori armeni e italiani, bibliografia completa di studi e ricerche pubblicate, CV in armeno, italiano, inglese e francese, elenco progetti architettonici e urbanistici. Casa Editrice “Graber”, Jerevan, 2009, stampato nella tipografia “Zangak-97”, Jerevan, 2009. Il libro è stato pubblicato per decisione e volontà dei figli, con parziale contributo dello stato armeno e con il patrocinio di amici. Progetto e concetto grafico, traduzioni dall’armeno in italiano e dall’italiano in armeno di Arà Zarian, redazione in armeno Ruzan Zakarian, redazione in italiano Marina Pasqui. 

GLI AUTORI

Marco Clemente, Ambasciatore dell’Italia a Jerevan, 2002-06, Gaghik Baghdassarian, Ambasciatore d’Armenia a Roma 1995-05, Ashot Haykazun Grigorian, Direttore Museo Istituto Architettura di Jerevan, Arà Zarian, Architetto, Adriano Alpago Novello, già Direttore CSDCA di Venezia, Gabriella Uluhogian, già Professore di Lingua e Letteratura Armena presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, Paolo Cuneo, già Direttore CSAA di Roma, Levon Chukaszian, Presidente della Cattedra di Storia e di Teoria dell’Arte Armena presso l’UNESCO, Università Statale di Jerevan, Tommaso Breccia Fratadocchi, Dottore, Architetto, Roma, Levon Poghos Zekiyan, Professore presso il Dipartimento di Studi Euroasiatici dell’Università Ca’Foscari di Venezia, Fernanda de Maffei, già Professore presso l’Università La Sapienza di Roma, Murad Hasratian, Presidente del Dipartimento di Storia e Teoria dell’Architettura presso l’Istituto d’Arte dell’Accademia Nazionale delle Scienze della RA di Jerevan, Francesco Gandolfo, Dottore, Professore, Storico d’Arte, Roma, Levon Eloian, Architetto, Jerevan, Claudio Gugerotti, Arcivescovo, Nunzio Apostolico nelle Repubbliche del Caucaso, Tbilisi, Aghasì Ayvazian, Scrittore, Jerevan, Diego Cimara, Giornalista RAI, Roma, Henrik Ghukassian, Architetto, Jerevan, Alberto Pensa, Architetto, Professore, Busto Arsizio, Vighen Ghazarian, Critico d’Arte, Jerevan, Maria Adelaide Lala Comneno, Professore Università della Basilicata, Matera, Ruzan Zakarian, Critico d’Arte, Jerevan.

Per ordinare il libro utilizzare il modulo presente nella sezione contatti.


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Si riporta in questa pagina la traduzione dall'armeno della prefazione del libro "La diffusione dell'architettura armena e l'ipotesi armena di Leonardo da Vinci, Edizione Apolon, Jerevan, 1994, dell'architetto armeno Armen Zarian", con l'intento di attirare l'attenzione su un argomento molto interessante e di nuova attualità, cercando di sensibilizzare le case editrici per una possibile pubblicazione dell'edizione in italiano. Nell'infinità di studi, ricerche e saggi dedicati a Leonardo, il lavoro di Armen Zarian contribuisce a dare una nuova visione nell'ambito dei rapporti culturali tra Oriente e Occidente proponendo in particolare l'ipotesi accreditata e documentata della profonda conoscenza da parte di Leonardo dell'architettura religiosa degli armeni.

   

LA DIFFUSIONE DELL'ARCHITETTURA ARMENA E L'IPOTESIA ARMENA DI LEONARDO DA VINCI
a cura di Armen Zarian
PREFAZIONE (traduzione dall'armeno di Arà Zarian)

Leonardo da Vinci (1452-1519) rappresenta un evento unico per la storia del genio umano. Nelle sue opere d’arte, negli appunti, nelle annotazioni e negli schizzi, più di Raffaello e Michelangelo, ha riassunto tutta l’etica e l’estetica del Rinascimento. Non esiste un indirizzo dell’arte e una disciplina della scienza naturale che non abbia studiato. Ovunque ha lasciato traccia del suo genio: astronomia, geologia, botanica e anatomia, fisiologia, matematica, fisica e meccanica. In ognuno di questi campi si dimostrò come ottimo osservatore, sperimentatore e inventore. Nei suoi quaderni si ritrovano presentimenti di formulazioni scientifiche e scoperte intuitive che più di un secolo dopo saranno avallate da Galileo Galilei e Giuseppe Luigi Lagrange invece. Nell’ambito della meccanica la sua famosa invenzione dell’apparecchio volante e altre macchine rimasero purtroppo indefinite. Nell’ambito della fisica di sua scoperta sono le leggi sul principio di leva e sul principio di inerzia, l'intuizione del principio di composizione di forze e quello del piano inclinato, i sistemi di forza e di velocità in parallelo, il reciproco rapporto delle forze dritte e inverse dunque la verifica della percentuale dell’attrito della materia.
“L’uomo è il riflesso del mondo, cita Leonardo, bisogna essere partecipi, coesistenti”, attraverso la conoscenza, invece partecipi vuol dire scoprire le leggi opposte della natura ma non attraverso l’immaginazione ma con il metodo di sperimentazione. “ La natura è condizionata dalla sua legge ragionevole, legge che sussiste incorporata con lei 1. La natura è sottoposta all’ordine logico esistente in lei. E di seguito, “nessuna scoperta di qualsiasi uomo, cita Leonardo, “in realtà non può essere considerata scoperta se non confermata da approvazioni matematiche” 2. Leonardo è considerato il fondatore del metodo composto sperimentale/matematico.
E’ interessante la seguente espressione, “Per la natura la necessità è istruttiva, curata, la necessità è la materia della natura, la creazione, la definizione, il bisogno forzato, la legge eterna” 3. Sussiste una visione comune tra Leonardo e Galileo per quanto riguarda la correlazione tra  logica formale e sapere scientifico. Nonostante questo, il mondo del pensiero di Galileo è puramente scientifico, lui sopravaluta la scienza, crea distinzione tra la verità della materia naturale ed il mondo considerato “mitico e illusionista” dove fioriscono la poesia e l’arte espressioni che nutrono dubbiose e sostanzialmente false certezze. Mentre per Leonardo l’arte non è un evento partorito dalla fantasia soggettiva ma un metodo identificativo della comprensione della realtà. “La scienza”, come cita Leonardo, “costruisce la seconda natura attraverso la logica mentre la pittura raggiunge la creazione della natura attraverso l’immaginazione”4. Secondo il pensiero leonardesco i confini tra l’arte e la scienza sono relativi, intrecciati oppure paralleli. L’artista, meglio il pittore, è uno scienziato e per essere ancora più precisi un creatore, un inventore che cerca di stabilire un reciproco contatto tra la “natura” e la propria “libertà”.

(Leonardo - Schizzi del progetto di chiesa a pianta centrale a cinque cupole)

Secondo la visione epistemologica del Rinascimento, l’equipollenza matematica è una norma prestabilita, cioè proporzionalità e armonia dunque, per le opere d’arte è importante sia la verità sperimentale sia la definizione del bello. Tale visione del numero e del bello spinse J. Kepler all’idea del “mondo armonico” e come lui stesso afferma, quest’idea trovò conferma tramite osservazioni che lo portarono alle famose tre leggi sul movimento dei pianeti 5.
Completando l’empirico con il razionale, Leonardo riesce a prevenire G. Galilei e F. Becon contribuendo alla nuova conoscenza. La necessità della conoscenza stimola amore nei confronti della natura e per Leonardo l’amore quanto più vitale è, tanto più perfetto risulta. Il geniale umanista nel suo “Trattato sulla pittura” cita: “L’arte tende verso la luce”, “L’uomo è totalmente un’ombra, la natura è luce e ombra invece Dio tutto luce” 6. Con quest’affermazione Il gran maestro condivide la tradizione neoplatonica del bello di Nicola Cusano specialmente di Marsilio Ficino. Il centro di quest’idea è stata l’Accademia di Firenze sotto la direzione di Ficino. La luce è interpretata come una radiazione della sapienza superiore alla qual è possibile congiungersi attraverso un infinito amore per la natura. Secondo Leonardo l’opera d’arte è capita come un dovere di intendere la realtà in modo complessivo e di seguito, la tela, deve trasmettere un’emozione d’amore nei confronti dell’osservatore in modo da far scoprire tutti i valori contenuti ed immergersi nella coscienza superiore. A Milano tra 1483-1499 fondò l’Accademia superiore chiamata da lui “vinciana”. Gli studenti avevano il compito di: “Studiare e scoprire il legame tra la luce e la materia”.
Mentre per Leon Battista Alberti l’ombra è nera, Leonardo, più attento alla natura, afferma che l’ombra è bluastra e precisando l’affermazione che “l’uomo è un’ombra”, nota che egli contiene una minima quantità di luce dunque, l’uomo ha sete di luce. I pittori del novecento ritornano al problema dell’ombra colorata. Delacroix e Valance usano il blu per colorare l’ombra 7.
La compressione della storia vista come un insieme del passato e del presente è la caratteristica abituale dell’intellettuale rinascimentale il quale ragionava secondo i criteri dell’ideale e del razionale. Era possibile collegare il presente con il più lontano passato per il semplice motivo che la stessa vita e lo stesso spirito hanno accompagnato l’uomo nei secoli anche se l’ordine socioeconomica è differente. Da questo concetto nacque “Il culto del passato” rivolto alla cultura e all’arte dei secoli scorsi. La conoscenza della cultura antica avviene attraverso due metodi fondamentali: traduzioni di testi (per esempio M. Ficino tradusse tutti gli inni di Platone e di Plotino dal latino) e ricerche archeologiche (la pubblicazione da parte di L. H. Heydenreich dei rilievi dei ruderi degli edifici di Roma eseguiti da Filippo Brunelleschi e Donatello nel quattrocento). In quel periodo ebbe nuovo sviluppo anche la storiografia. Grazie alle ricerche di Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini si evidenzia un notevole interesse per il mondo greco romana. Si svilupparono scienze coma  geografia, la cartografia soprattutto grazie alla conoscenza delle opere di Pentinga, come anche grazie ai grandi movimenti degli europei verso l’Oriente tra il 1096-1270, le crociate, i viaggi dei delegati commerciali e politici (ad esempio Marco Polo). L’amico di Leonardo, Bernardino Dei, commerciante e console dell’Impero Ottomano, fornì preziose informazioni su Mar Nero, sulle montagne dell’Asia Minore, sui suoi fiumi. Più tardi Leonardo attraverso questi suggerimenti disegnò frammenti di cartine geografiche dell’Asia Minore compresa la Cilicia per arrivare fino all’Armenia Orientale, Erzerum e Karin.

L’artista del Rinascimento era convinto che le sue opere e le sue preparazione generale era superiore a quelle di un artista dell’antico medioevale perché, in quel periodo, non era stata ancora scoperta l’arte classica greca e perché l’artista del Rinascimento usava sia l’esperienza del passato, sia i dati procurati attraverso nuove esperienza. Di conseguenza l’opera di un artista era considerata non come un’opera d’arte (come accade nei nostri tempi), ma come una opera da conoscenza tramite la “sostanza delle cose”, la proporzione e la definizione della prospettiva. Una simile visione può essere considerata ontologica e collegata alla “filosofia naturale” (da non confondere con naturalismo) invece per quanto riguarda l’architettura, si riferisce ai tre concetti di Francesco di Giorgio Martini  cioè, il quadrato o il cerchio, il parallelepipedo e la forma composta da due che sono i criteri della verità formale geometricamente espressi 11.
L’architettura crea un mondo particolare, artificiale e tramite le leggi della scienza si unisce alla natura assoggettandosi alla permanenza, alla successione creando un ordine armonico di forze opposte.
“L’arco, scrive Leonardo, è una forza composta da due instabilità”. L’arco è composto da due cerchi di ¼ che presi a se stessi sono instabili e provocano rottura però contrapposti uno all’altro, creano forza” cioè, una stabilità semicircolare, un arco. Simile determinazione definisce la legge della stabilità dell’arco e della volta. L’espressione grafica di quest’evento è puramente scientifica (Codex Arundel 141v) e corrisponde alla teoria leonardesca della forma architettonica e le forze opposte. L’espressione grafica riassume la forma architettonica e l’esperienza di cantiere. Dunque, occorrono dati scientifici. Il reciproco confronto tra questi due valori, il sopravvalutare uno o l’altro di loro, produce varie comprensioni architettoniche, fasi storiche oppure tendenze stilistiche. La composizione centrale a cupola creata dagli armeni nel cristianesimo (IV-VII secolo d.C.), nel Rinascimento ebbe un grande interesse per Leonardo. Essa rappresenta un unione armonica della forma e del dato scientifico.
Nell’ambito della scienza tal espressione grafica della logica formale è adottata tutt’oggi. Nel passato essa ha contribuito all’invenzione e all’uso della prospettiva nella pittura e nella progettazione architettonica. Nel complesso della problematica della pittura rinascimentale, l’artista non escludeva la prospettiva come idea dell’uomo centrico. Al contrario, da questa teoria nacque l’idea della prospettiva a centro unico che dette la possibilità, nonostante gli stili artistici di, riprodurre oggetti e paesaggi contribuendo anche alla conservazione della fedeltà tramite dipinti o sculture.
Disegnando la volumetria architettonica Leonardo crea la sua ricostruzione di attraverso le leggi della prospettiva. Ciò significa che la forma non è solamente percepita attraverso la pianta o il prospetto ma in modo universale come accade nella percezione dell’intero mondo.         

E’ stato scritto molto su Leonardo, con sentimento romantico, esaltando il genio universale dell’umanità, oppure presentandolo come un eccezionale dilettante. Questi ragionamenti, purtroppo, non hanno favorito la conoscenza del concetto architettonico di Leonardo. Esso non sistemava mai sui fogli, in modo ordinato e tematico, le sue idee e i disegni, ma in modo spontaneo seguendo l’ispirazione. Per esempio se osserviamo il Codex B, 21v (anno 1490), (dis.1), troviamo un disegno di una macchina affiancato a una pianta del tipo “Bagaran”, più un altro disegno di un edificio poligonale con successive descrizioni. Tra l’altro, i manoscritti di Leonardo sono sparsi ovunque, raggruppati in Codici che si trovano nelle biblioteche, nei musei e negli istituti di Roma, Milano, Venezia, Parigi, Londra, Madrid e Vinzor.
Il primo ricercatore che ha sistemato il materiale grafico riferentesi all’architettura e all’edilizia è stato il tedesco H. Geymuller. La sua ricerca: Leonardo da Vinci als Architekt è pubblicata assieme al saggio di J.P. Richter: The literatury Works of Leonardo da Vinci, London, 1883. – Geymiller, come cita J. Stryzigowski, non conosceva l’architettura armena e di seguito, nei suoi studi non si riferisce alla problematica dei confronti -.13

(Leonardo - Due pagine del manoscritto "Lettere Armene" )

Il Primo ricercatore italiano che coerentemente ha sistemato, catalogato e datato i fogli dei quaderni di Leonardo è stato Girolamo Calvi il quale, nel 1925 pubblicò il primo saggio 14. Notevoli studi furono pubblicati successivamente come: quello di Carlo Pedretti 15 e il libro Leonardo, architetto e urbanista, di Luigi Firpo pubblicato nel 1971 dove troviamo disegni e notazioni riferenti al materiale d’archivio.
Conclusioni affrettate di certi critici segnalano l’importanza “enciclopedica” di questi manoscritti. Affermano che Leonardo aveva l’intenzione di creare un manuale e proprio per questo motivo usava i disegni per illustrare i testi come si usa fare nei nostri tempi con le immagini fotografiche. Osservando con molta attenzione questi disegni, è possibile notare che essi sono così dettagliati come quelli dei noti architetti Filippo Brunelleschi e Giuliano Sangallo appartenenti allo stesso periodo. Gli schizzi di Leonardo sono concreti, costruiti con intelligenza, approvati dalla pratica.

Nel 1414 l’umanista italiano Poggio Bracciolini nel Monastero di Montecassino scopri il trattato di Vitruvio Pollione “De architectura” in dieci tomi che in seguito, fino all’epoca del Barocco classico (L. Bernini), fu ristampato in più occasioni perché considerato una fonte inesauribile di ricerca, di confronto e d’ispirazione. Di conseguenza, sotto l’influenza di Vitruvio, durante il Rinascimento nacque il trattatismo. Una delle opere più espressive sotto quest’aspetto è il saggio dello scultore Lorenzo Ghiberti (1379-1455) I commenti. – I greci, come scrive Ghiberti, hanno inventato la scultura, la pittura, la teoria del disegno senza il qual è impossibile diventare buono scultore o buon pittore, perché, il disegno è la base della teoria. Ghiberti seguendo il proprio genio e la logica degli antichi maestri, preferisce la forma al colore, la scultura alla pittura 17.

Leonardo considera il disegno come strumento per far confluire la scienza con l’arte, la base di tutte le arti. La pittura è considerata come la sapienza superiore la quale raggruppa tutte le arti, tutte le teorie e unisce l’idea con la realtà. Di seguito, non è logico considerare i suoi disegni come una raccolta di nozioni. Essi sono dei trattati, cioè, dei manuali, tra i quali quelli sulla pittura sono i più completi e spesso pubblicati18. Ritengo importante segnalare un ulteriore fatto. Nel 1967 nella Biblioteca Nazionale di Madrid, sono stati ritrovati due libri con manoscritti di Leonardo, successivamente codificati Codex Madrid 1 (8936) e Codex Madrid 2 (8927). Il primo si riferisce agli anni 1493-1495 mentre il secondo 1503-1505. Il Codex Madrid 2 (320 pag.) è una raccolta di vario tipo di materiale. Il Codex Madrid 2 (380 pag.) è un vero proprio manuale di nozioni dedicati alla meccanica.
Probabilmente Leonardo intendeva scrivere un manuale sull’architettura. Catalogando tutto il materiale rinvenuto, gli specialisti l’hanno diviso in quattro settori: resistenza dei materiali, morfologia della cupola, progettazione di nuove città e residenze, palazzi, ville. In modo straordinariamente moderno Leonardo cita la possibilità di edificare le piccole case residenziali tramite elementi composti. “La casa residenziale”, scrive Leonardo, “è possibile trasportare e risistemare in fila, ciò non comporta difficoltà perché è possibile preparare tutti gli elemento in anticipo e dopo riunirli” (Codex Arundel 270, 1517-1518). E’ notevole l’influenza del pensiero architettonico sui contemporanei di Leonardo nonostante lui non abbia costruito niente anche se si conoscono edifici realizzati con suoi progetti. Per esempio, durante la signoria di Visconti il cantiere del Duomo di Milano era in fase avanzata non era stato ancora costruito il tiburio innalzato sull’incrocio delle navate quando muore l’architetto Guiniforte Solari. Per terminare l’opera si presentano numerosi progetti e il dibattito si prolunga per ben 20 anni. Nel 1487 a Leonardo è affidato l’incarico di capo architetto del cantiere del Duomo. Lui elabora varie soluzioni di archi incrociati dimostrando la solidità di queste strutture realizzate in mattone (Codex Atlanticus 310, dis. B, 1490, dis. 2) proponendo di rinforzare i pilastri e usare archi a sesto acuto (molto solidi e leggeri) (Codex B 78v, 1490), come anche contrafforti capovolti e rivolti in basso (Codex Trivulgiano 22, dis. 3). Il progetto presentato da Leonardo nel 1488 è approvato, retribuito, però non si realizzò. Nel 1490 Assieme a Donato Bramante e Francesco di Giorgio Martini, Leonardo è invitato in qualità di consulente dei lavori di cantiere del Duomo. Preparò un plastico del tiburio. Dai disegni si risale all’idea originale che rappresenta una struttura portante realizzata da arcatelle e nervature interne e cupola a sfera sopraelevata sulle absidi. Nei disegni del Codex Atlanticus 266r (1497-1500 oppure anteriore), in modo chiarissimo si evidenziano le soluzioni architettoniche delle cupole rinascimentali e barocche. Per Leonardo è caratteristica la capacità di prevenzione dell’eventuale sviluppo di questo tema. Il 29 giugno del 1490 è definitamente rifiutato il progetto di Leonardo riferente al tiburio del Duomo di Milano.

Un secondo fatto. Nei manoscritti leonardeschi conservati all’Istituto francese in Parigi (B 35v, 1490), si trova un disegno che rappresenta una pianta a tre navate e tre absidi probabilmente con riferimento al progetto della nuova Cattedrale di Pavia. Nel 1470 Leonardo è invitato a Pavia per il dibattito sul plastico della Cattedrale che sfortunatamente è bocciato. Gli architetti che avevano espresso parere sfavorevole erano: Cristoforo Rocchi, Giovanni Antonio Amadeo e Dolcebono. In seguito, Leonardo assieme a Bramante e di Giorgio realizza il plastico definitivo della Cattedrale. In questa versione l’idea prevalente di Leonardo era creare un unico volume interno circoscritto dalle cappelle e dall’abside principale. Questa composizione rappresenta l’idea fondamentale del pensiero architettonico leonardesco.    
I fatti sopraccitati illustrano la personalità di Leonardo come architetto. Per capire meglio l’insieme delle eccellenti qualità dell’artista, si desidera segnalare i seguenti eventi. E’ ben noto che l’elaborazione della pianta del centro di Milano durante il ducato dei Visconti e Sforza è opera di Leonardo e Filarete. Il viale che collega piazza Duomo e Castello Sforzesco fu realizzato su progetto di Leonardo. Per evitare l’affollamento di Milano e Firenze propone di costruire dei quartieri satelliti isolati nelle zone verdi fuori le mura delle città19. Dopo la fine di Ludovico il Moro, Leonardo parte per Venezia perfezionando il sistema difensivo della città rendendolo più solido contro gli attacchi dei turchi. Nel 1502 a servizio di Cesare Borgia, per dieci mesi copre l’incarico d’ispettore edile durante il quale ispeziona le fortezze, prepara le cartografie e le carte di Rimini, Imola, Faenza, Piombino. Progetta una possibile viabilità di navigazione collegando Firenze con l’Adriatico, collegando Milano al lago di Como. Quest’ultimo progetto forse si realizzerà nei nostri tempi.  Nel 1504 progetta il ponte mobile sul fiume Arno, il palazzo principesco e la cappella di Santa Maria della Fontana e lavora sul progetto del monumento a Giangiacomo Trivulzio.  Nel 1509 è pubblicato il manuale “De divina proportione” del matematico Luca Paciolli, “ Manuale di geometria dei corpi regolari”, i cui disegni sono realizzati da Leonardo. Nel 1514 elabora un progetto di prosciugamento delle Paludi Pontine approvato dal papa Leone X. A Roma esegue il progetto di restauro di Civitavecchia e realizza il rilievo della basilica di San Paolo fuori le Mura. Nel 1517 Leonardo si trasferisce in Francia nel Castello di Cloux coprendo l’incarico di “primo pittore, architetto e meccanico” del re Francesco I. Progetta il canale d’irrigazione che passava lungo i campi delle cittadelle di Tur, Blois e Saon. Opera di grande importanza urbanistica risulta la definizione del castello principesco di Romorantin. In quel periodo Leonardo copriva l’incarico di consulente di Carlo d’Ambroise. La popolarità di un principe, in ogni città importante, era riconosciuta tramite le opere architettoniche realizzate durante il suo principato. L’architettura esprimeva la formazione intellettuale del principe e di seguito, l’architettura si presentava come l’arte più significativa dell’epoca. Essa non era esclusivamente la soluzione pratica anche perché, la ragione della sua esistenza è nella “virtù” infatti, per Leonardo risulta la base matematica tramite la quale, l’architettura raggiungeva la purezza “delle arti libere”, superando l’insegnamento nei licei del “quadrivium”. Sotto quest’aspetto, era fondamentale la presenza della nuova figura dell’Architetto scienziato come pretendeva Ludovico da Montefeltre quando nel 1468 firmò il contratto per l’affidamento dell’edificazione del Castello di Urbino assieme all’architetto Luciano di Laurana. Per questo motivo, nel 1477 Donato Bramante si reca da Urbino a Milano dove, partendo dal 1482 si era stabilito il trentenne Leonardo da Vinci trasferitosi da Firenze. Proprio in quelli anni i due giovani artisti si dedicano alla scoperta del nuovo e “vero” linguaggio architettonico che sopravviene al gotico e cioè, “al metodo di costruire senza leggi”, per affermare l’impegno della scienza avanzata e della matematica anche perché era a portata di tutti. Il progetto assume un importanza primaria mentre la costruzione risulta il seguito cioè la realizzazione pratica del proprio pensiero. Sotto quest’aspetto l’eredità progettuale di Leonardo assume un’importanza essenziale per i nostri tempi e anche per noi, per gli armeni.     

ANNOTAZIONI
1. Les manuscrits de Leonardo de Vinci, Ravaisson-Mollien, G., гñáõÃÛáõÝÛ³Ý ¾©« îñ³Ù³µ³ÝáõÃÛ³Ý ÷áÉáëá÷³ÛáõÃÛáõÝ« ºñ¨³Ý« 1979« ´« ¿ç 170. (Harutyunian E., La filosofia della logica, Jerevan, B, pp. 170).
2. Leonardo da Vinci, Trattato di pittura, Ludwig, Wien, 1882.
3. Richter J.P., The literary Works of Leonardo da Vinci, London, 1883, n°1135.
4. Cassier E., Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, Firenze, 1974, pp. 254-255.
5. Kepler J., Harmonia mundi, Wien, 1619.
6. Leonardo da Vinci, op. cit.
7. Venturi L., Storia della critica d’arte, Torino, 1964, pp.105.
8. Pagani L., Contributi nella cartografia italiana del XII secolo alla conoscenza dell’Armenia in: Oriente moderno, Roma, 1978, pp.105.
9. Heydenreich L. H., Spätwerke Brunelleschi, in: Jahrbuch der preussischen kunstsammlung, Berlin 1931, pp.52.
10. гñáõÃÛáõÝÛ³Ý ¾©
« Harutyunian E., op. cit., pp.196.
11. ¼³ñÛ³Ý ²©« Ò¨Ç å³Ñ³ÝçÁ ׳ñï³ñ³å»ïáõÃÛ³Ý Ù»ç« Ð³Ûϳ½Û³Ý г۳·Çï³Ï³Ý гݹ»ë« ¸« ä»Ûñáõë 1973« ¿ç 147« (Armen Zarian, La necessità della forma nell’architettura, in: Rivista Armena Haykazyan, Beiruth, 1973, pp.147).
12. Geymuller H., Leonardo da Vinci als Architect, in: Richter.
J.P., op. cit. vol. 11, pp.25-104.
13. Stryzigowski J., Die Baukunst der Armenier und Europa, Wien, 1918.
14. Calvi G., I Manoscritti di Leonardo da Vinci dal punto di vista cronologico, storico e bibliografico, Bologna, 1925.
15. Pedretti C., A chronology of Leonardo da Vinci’s architectural studies after 1500, Geneva, 1962, pp.180.
16. Firpo L., Leonardo, architetto e urmanista, Torino, 1971.
17. Ghiberti L., I commentari ed J. von Schlosser, Berlin, 1912, Napoli, 1947.
18. Leonardo da Vinci, op. cit.
19. Pedretti C., Leonardo’s Plans for the Enlargement of the City of Milan, in: Raccolta V inciana, XIX, 1962. 

(traduzione dall’armeno di Ara’ Zarian).




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